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Giada
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Gmail: da Google la casella di posta da 1Gb

Un archivio grande 1Gb ed una gestione delle mail affidato alla qualità degli indicizzatori Google. Il tutto gratuitamente, con il solo inserimento di piccole promozioni in forma testuale. Google è ancora e sempre la lepre del gruppo.

Larry Page and Sergey Brin, i due studenti che nel 1998 fondarono il motore di ricerca Google, hanno dato battesimo al nuovo servizio Gmail. Disponibile al momento solo in versione test, e senza possibilità di registrazione, Gmail è una casella di posta avente due peculiarità che la renderanno sicuramente appetibile a molti utenti:
Uno spazio a disposizione pari a ben 1 Gb;

La possibilità di effettuare ricerche tra le mail archiviate.

Google risponde al pressante attacco di Yahoo! e Microsoft sul mercato dei motori di ricerca. Lo spazio a disposizione è primo grande colpo messo a segno dal nuovo servizio. Sotto questo profilo Google supera di gran lunga servizi analoghi quali Yahoo! e Hotmail, fermi al momento rispettivamente appena a 2 e 4 Mb (fatta eccezione per i servizi a pagamento). All'atto della presentazione di Gmail è scaturito come i costi derivanti dalla gestione dello spazio saranno di circa 2$ per ogni Gb, costi che Google intende coprire tramite l'inserimento di promozioni testuali all'interno del servizio. A proposito di ciò, la promessa è fatta: niente pop-up, nessun banner.

L'idea, come spiega la responsabile Google Wayne Rosing, è quella di una «casella di posta permanente» ove tutto è indicizzabile ed all'interno della quale è possibile archiviare e gestire una quantità ingente di dati. Sotto questo profilo la qualità del software Google non potrà che essere la maggior garanzia ad un efficiente sfruttamento dell'archivio.

Al momento non è previsto il supporto POP3, dunque le mail saranno consultabili solo tramite web. Google specifica come sarà garantito un accesso ottimale per browser quali Microsoft IE 5.5 e successivi (Windows), Netscape 7.1 e successivi, Mozilla 1.4 e successivi, Mozilla Firefox 0.8 e successivi (Windows, Macintosh, Linux).

Fonte: http://webnews.html.it/news/1985.htm
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Giada
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Messaggio da Giada »

Ancora non funziona, ma Gmail, il servizio di e-mail gratuita di Google è già un caso. Tutti ne parlano (la mossa dell'annuncio il primo aprile da questo punto di vista è stata magistrale) anche se, per la verità - e questo Larry Page e i suoi non se lo aspettavano - molti ne parlano con preoccupazione per via delle possibili violazioni della privacy.

Certo stuzzica l'idea di avere tanto spazio a disposizione per conservare la posta elettronica - 1 gigabyte, qualcosa come 500mila messaggi; e di poter usare la combinazione di funzioni di ricerca cui ci si è abituati con Google dentro quei pozzi di informazioni utili ma disperse, confuse fra spam e materiale inutile, che sono le caselle di posta elettronica.

Tanto più che, come ricorda il comunicato stampa di Google, grazie alla ricerca non ci si dovrà più preoccupare di classificare la posta in cartelle e sottocartelle. Si potrà anche usare il metodo di organizzazione che raggruppa i messaggi come brani di conversazione, con l'insieme delle risposte generate, un po' come succede nei gruppi di discussione.

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Da un progetto che - a sentire il racconto che ne fanno i Pr dell'azienda - è stato concepito nell'ambito di quel 20% di tempo che gli ingegneri di Google devono/possono dedicare a idee che li interessano e non sono direttamente legate ai loro doveri quotidiani, sta dunque per nascere un servizio che potrebbe trasformare il modo di usare l'applicazione più popolare fra gli utenti di Internet e costringere a contromosse dispendiose concorrenti come Microsoft con Hotmail, e Yahoo. E in generale tutte le webmail più o meno popolari.

Fin qui dunque, come non entusiasmarsi?

L'operazione Gmail però rilancia con argomenti più forti le preoccupazioni sullo strapotere di Google e il suo ruolo di grande fratello della rete: soprattutto privacy in gioco, dunque. In effetti, nelle mail Google collocherà i suoi "relevant text ads": le pubblicità di solo testo che vediamo abitualmente sulla destra nelle pagine che portano i risultati di una ricerca e che hanno a che fare con l'argomento implicato dalla ricerca stessa. Da qualche mese queste pubblicità si incontrano anche all'interno dei siti che partecipano al programma Ad Sense.

Questo significa, in sostanza, che il sistema di Gmail assegnerà gli annunci pubblicitari in modo che siano rilevanti rispetto a ciò di cui si scrive nelle mail. Quindi, per semplificare, che Gmail "leggerà" la posta. Nella descrizione del servizio, Google si è immediatamente preoccupata di ricordare che la «combinazione fra le pubblicità e il contenuto delle mail [avviene attraverso un] processo completamente automatico condotto da computer che utilizzano la stessa tecnologia che lavora con AdSense».
Nessun essere umano, assicura Google, «legge la vostra posta per collocarci le pubblicità, e né il contenuto dell'e-mail né altre informazioni che permettano l'identificazione personale sono fornite agli inserzionisti»

La rassicurazione sul fatto che siano computer e non persone a leggere la posta non pare comunque tranquillizzare i gruppi che vigilano sulla violazione della privacy. Questo anche se, per esempio, si può ricordare che i programmi anti-spam effettuano controlli nelle mail alla ricerca di parole che possano indicare messaggi spazzatura.
Forse però l'intrusione delle pubblicità "contestuali" è così evidente che ricorderebbe ogni volta che il contenuto dei messaggi è passato in rassegna. Il che potrebbe disturbare notevolmente gli utenti, per esempio quando la sfera personale fosse messa in causa: un conto sarebbe la pubblicità di un nuovo paio di scarpe da calcetto nelle e-mail scambiate con gli amici che organizzano la partita; ben diversa sarebbe quella di un farmaco quando ci si scambiano mail relative a disturbi fisici o psicologici.

Un aspetto ancora più preoccupante riguarda la possibilità che Google associ gli utenti di Gmail alle ricerche che essi fanno su Internet. Qui entra in scena il famoso cookie di Google che rimane attivo fino al 2038. Il cookie registra tutte le ricerche effettuate dal browser: ora il sistema potrebbe collegare quelle ricerche a un'utenza di posta, quindi a un'identità.
Interpellato sulla questione dal Los Angeles Times Larry Page, uno dei fondatori di Google, ha pensato bene di dire che l'azienda non ha ancora deciso se effettuare tale collegamento, e che potrebbe essere molto utile conoscere questo tipo di informazione.

D'altra parte, leggendo la privacy policy di Gmail si scopre che «Copie residue di e-mail potrebbero rimanere sui nostri sistemi anche dopo che li avete cancellati dalla vostra casella o dopo la cancellazione del vostro account»: ulteriore fattore di preoccupazione, quindi.

Alcune organizzazioni per la tutela della privacy, come Privacy International o Bits of Freedom, hanno anche ricordato come le norme di tutela della riservatezza europee siano più severe rispetto a quelle americane e come Gmail rischi di incorrere in denunce e indagini delle autorità preposte.

L'intera faccenda privacy potrebbe avere ripercussioni negative sul successo dell'iniziativa Gmail, e complessivamente sull'immagine di Google, proprio in un periodo nel quale si prepara la quotazione in borsa e l'azienda per sostenere la concorrenza agguerrita di Yahoo e Microsoft prova a espandersi oltre il search engine.
Come nota The Register fino a oggi Google se l'è sempre cavata con una generale simpatia da parte della stampa, anche grazie alla "retorica della macchina" che ha evitato di attribuire alle persone che lavorano in azienda la responsabilità dei risultati delle ricerche - decide il neutrale "page rank" - o della scelta delle notizie di maggior rilievo su Google News. Ora questa richiesta di fidarsi dei computer per quanto riguarda la privacy della posta elettronica potrebbe rivelarsi un autogol.

Fonte: http://www.mytech.it/mytech/internet/ar ... 052233.jsp

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